IL NOSTRO PAESE

IL CASTELLO

Il Castello, importante nel medio evo per la sua posizione di sentinella sul Po, fu concesso in epoca Carolingia, ai Vescovi di Vercelli Luidardo e Ariperto e quindi fortificato contro le invasioni saracene.
Nel 1216 il maniero passò nelle mani di Roberto Avogadro di Collobiano originario di Vercelli.
Proprio i Vercellesi,(…) intimarono all’Avogadro di non cedere a nessuno il castello e
in particolare la torre e tanto meno, la fortificazione, almeno per un anno.

Questa diffida, (…) indicava chiaramente l’importanza assunta da San Giorgio per la sua vicinanza a Casale.
Infatti i Vercellesi e i loro alleati, dopo la distruzione del borgo casalese nel 1215, cercarono il controllo del
territorio collinare per impedirne la ricostruzione.

Ma la situazione sfuggi’ loro di mano proprio a San Giorgio perché l’Avogadro si accordò con Guglielmo VI di Monferrato
e poté in questo modo dare ospitalità ai profughi casalesi nel “castrum e nella villa del Luogo”.
All’inizio del ‘300 gli uomini di San Giorgio pare fossero organizzati nel Comune,
anche se (…) non si conosce il grado di autonomia rispetto al potere signorile locale.

Bisogna inoltre sottolineare che il venir meno degli antagonismi del secolo precedente fa sì che la documentazione
relativa a San Giorgio sia nel ‘300 piuttosto scarsa.

Il marchese Gian Giorgio donava nel 1532 il feudo al figlio naturale Flaminio Paleologo, morto in carcere nel 1571, accusato di aver attentato alla vita del duca Guglielmo Gonzaga.
Durante le guerre del ‘600 fra Francia, Spagna e Savoia per la conquista del Monferrato il paese subì numerosi assedi e saccheggi, mentre la popolazione fu fatta oggetto di ogni sorta di crudelta’.
Verso la seconda meta’ del XVII sec. il castello, gia’ di proprieta’ di Gaspare Maria Galeazzi-Salvati, passo’ al mercante casalese Giovanni Gozani.
L’ultimo erede diretto dei Gozani, Carlo Giovanni, mori’ celibe nel 1843 lasciando erede universale un cugino d’Illiria, Felice Carlo. Questi non fu un oculato amministratore della fortuna ricevuta e sperperò l’immenso patrimonio in speculazioni errate e nella sistemazione dei numerosi immobili avuti in eredità. Il Castello, infatti, alla sua morte passo’ alla famiglia dei Conti Cavalli D’olivola.
Negli anni ’50 venne acquistato da un industriale biellese della lana, Angelo Ricaldone il quale fece apporre sulla porta d’entrata il seguente motto: “Tutto fu d’altri e tutto tornera’ ad altri”.
Attualmente il castello è di proprietà degli eredi dell’antiquario Orlando Crotti, che negli anni settanta aveva sistemato nel maniero sale d’esposizione.

LA CHIESA

La chiesa parrocchiale di San Giorgio, dedicata all’omonimo Santo, fu costruita in un periodo che va dal 1777 al 1822 anno della sua consacrazione.
Sul sito dove oggi si trova, sorgeva anticamente la chiesa di “S. Maria” e un piccolo cimitero cinto da mura sul lato sud. Il piccolo tempio, dalla forma geometrica imperfetta, fungeva probabilmente da parrocchiale fin dal medioevo e aveva l’entrata rivolta a ponente.
La costruzione dell’edificio provocò così una vera e propria rivoluzione urbanistica del paese senza precedenti; si abbatterono, oltre alla vecchia chiesa, anche numerose abitazioni adiacenti e alcune piccole cappelle dislocate nel concentrico, in modo da riutilizzare tutto il materiale di recupero nella nuova costruzione.
Il progetto per la costruzione della chiesa fu affidato al padre gesuita Giovanni Battista Colombera di Alessandria.
Nella facciata, in parte intonacata e in parte con mattoni a vista, spiccano quattro lesene che le danno un’aspetto semplice e solenne.
L’interno della chiesa è a croce greca, delimitato da otto colonne ornate alla sommità da capitelli corinzi. Al di sopra di questi, si trovano raffigurati i 4 Evangelisti, opera di fine ‘800 del pittore Pugno. Sulla volta della cupola un manufatto ligneo rappresenta la Divina Provvidenza. La luce entra nel tempio attraverso sei grandi vetrate ricostruite negli anni ’50 del novecento.
Nei due altari laterali si trovano rispettivamente in quello destro la statua della Madonna Addolorata, mentre in quello sinistro il Crocefisso . Nell’altare di destra sono presenti inoltre due lapidi funerarie dei conti Cavalli D’Olivola.
Sul fondo della chiesa, nelle pareti sopra il coro, due quadri fanno da spalla alla grande tela con S. Giorgio a cavallo a difesa della principessa Selene che indica l’arrivo del drago. In alto, al di sopra del cornicione interno, la vetrata porta l’immagine di S. Vittore compatrono della parrocchiale.
L’organo posto sopra l’ingresso è stato realizzato a metà dell’ottocento dalla ditta “Vittino”.
A lato della chiesa, nel locale utilizzato un tempo dalle Compagnie e Confraternite, si trova la cappella dedicata alla vergine di Lourdes, con la ricostruzione della grotta realizzata negli anni trenta del secolo scorso.
Il campanile, adiacente all’entrata secondaria, è la parte più antica attualmente esistente. Si può notare infatti che non si trova in posizione parallela alla chiesa, ma essendo una costruzione precedente al 1777 è stato inglobato all’attuale fabbricato, e poi alzato in tempi successivi.

LA FAMIGLIA GOZANI

Originaria di Luzzogno, presso Omegna, la famiglia Gozani si trasferì verso la fine del ‘500 a Casale e fece la sua fortuna lavorando e commerciando il ferro durante gli assedi della città.
Nei primi anni del ‘600, infatti, Antonino e suo figlio Giovanni mercanti in Casale negoziarono in armature, armi e argento e durante l’assedio della citta’ del 1630 ritirarono a minor prezzo tutte le monete di metallo stampate durante l’assedio, approfittando del fatto che molti se ne sbarazzavano temendo, a torto, una perdita di valore. Iniziò cosi’ la fortuna dei Gozani e Giovanni nel 1670 diventava conte di San Giorgio acquistando il feudo da Gaspare Maria Galeazzi Salvati per 2100 once d’oro. In due generazioni avevano costruito un impero finanziario del tutto invidiabile.
Il De Conti scrive che Giovanni il “Vecchio”, calato nella tomba il 3 gennaio del 1676, venne portato il giorno successivo vestito con abito talare nella chiesa di Sant’Evasio, dove si celebrarono infinite messe. Gli succedette il figlio Antonino nella contea e poi Fabrizio primo marchese di San Giorgio per investitura nel 1688 il quale ereditò dal padre la carica di luogotenente della guardia del Duca Ferdinando Carlo. Fu anche marchese d’Olmo e di Perletto e, alla sua morte, il figlio Antonino ottenne anche il feudo di Pontestura, pur usando solitamente il titolo di marchese di San Giorgio. Mori’ a Casale e fu sepolto nella chiesa di San Paolo, dove il figlio primogenito Giovan Battista gli fece erigere un monumento.
Francesco Guasco sostiene che, grazie ai lavori fatti eseguire da Giovan Battista nella seconda metà del settecento, il castello di San Giorgio subì una vera trasformazione. Si tratta comunque di creazioni che non possono ricondursi ad un unico filone stilistico, ma oscillanti tra il barocco, il rocaille e il primo neoclassico; creazioni che probabilmente incominciarono ancora prima che il maniero passasse in proprietà a Giovan Battista, anche se non c’è dubbio che furono ispirate da un’unica idea creatrice la cui realizzazione, avvenuta in tempi lunghi, fu causa delle diverse tendenze di gusto.
Nacquero così gli archi di accesso al cortile antistante la facciata d’ingresso, il giardino all’italiana e la scalinata a ferro di cavallo che porta ai piani nobili. Un vero gioiello è pure la chiesetta costruita nel cortile pensile, con stucchi dorati alle porte, ai coretti e nella cupola, opera di G. B. Feroggio.
Giovanni Gozani, Sindaco di Casale dal 1765, fece inoltre edificare nel 1778, su disegno del Conte di Robilant, l’edificio ora sede del municipio in faccia alla chiesa di San Paolo. Morì a Casale nel 1791. Lo stesso anno lo seguì nella tomba l’unico figlio Carlo Antonio che aveva sposato una nobile genovese Sofia Doria di Ciriè dalla quale ebbe un figlio, Carlo Giovanni. Quest’ultimo rimase per lungo tempo sotto la tutela della madre Sofia. L’osservatore attento può ammirare la nobildonna nel ritratto posto sopra una delle due specchiere che si fronteggiano nell’ufficio del Sindaco di Casale, a palazzo San Giorgio. Non prese moglie e con testamento del 1829 volle essere sepolto accanto alla madre Sofia, sotto la chiesa parrocchiale, lasciando il suo ingente patrimonio stimato in sette milioni di lire ad un cugino d’Illiria, Giovanni Nepomuceno o in mancanza di questi al manicomio di Torino.
Ai poveri di San Giorgio, così come risulta da un estratto di testamento, lascio’ la somma di lire 1000 da distribuirsi un mese dopo il suo decesso.
Quando Carlo Felice, figlio di Nepomuceno, venne chiamato alla successione non possedeva titoli nobiliari e occupava un impiego presso la Pubblica Amministrazione austriaca a Lubiana. Possiamo quindi immaginare il suo stato d’animo nel ricevere quell’immenso patrimonio. Sempre il Guasco annota che “ (…) malgrado l’opposizione dei Doria (…) (famiglia della madre del defunto testatore) fu dal tribunale ritenuto per legittimo erede e in seguito per transazione avvenuta con il cugino Giuseppe mediante esborso di lire 350.000, prese pure il titolo di marchese di San Giorgio”.
Oltre al castello veniva in possesso dei tenimenti di Lucedio e di Castelmerlino, di palazzi a Torino e Casale. Intraprese grandi opere di risanamento del suo patrimonio immobiliare: la rosseggiante facciata del castello di San Giorgio venne realizzata nel 1854 usufruendo dei disegni di G.B. Feroggio e dell’architetto Giuseppe Bollati. Anche se soggiornò nella capitale piemontese per alcuni anni, impegnato nella Guardia Nazionale, risiedette preferibilmente al castello e fu sindaco di San Giorgio dal 1860 al 1878. A causa di cattive speculazioni e di una amministrazione “allegra” del suo patrimonio, si trovo’ sul lastrico.
Negli ultimi anni di vita potè campare dignitosamente grazie ad una rendita messa a disposizione dalla figlia Paolina sposata al conte Cavalli D’Olivola. Le sue spoglie mortali riposano nel cimitero “vecchio” del paese in una tomba ormai segnata dall’ingiuria del tempo, a ridosso della chiesetta del Bricco.

CURIOSITÀ

Il libro più antico dei battesimi nell’archivio storico parrocchiale inizia nell’anno 1633, firmato Minus Curato e termina nel 1686, firmato Joannes Bernardus Bovius.
Le prime estrazioni di materiale dal sottosuolo comunale risalgono al 1850. Il prezzo per “Baroccia” (500 Kg) di calce estratta ammontava a centesimi 75.
Il Comune si chiamò semplicemente San Giorgio fino al 1863, anno in cui, con Decreto Reale, il paese assunse la nuova denominazione specifica di “Monferrato”, per distinguersi da altri 64 centri con lo stesso nome.
La festa patronale che fin dai tempi antichissimi cadeva la prima domenica di agosto, venne trasportata nel 1888, per meri motivi commerciali, alla terza e quarta domenica di ottobre. Una sottoscrizione pubblica riporterà la festa alla sua data tradizionale solo quattro anni dopo.
Prima della sistemazione del piazzale davanti alla chiesa con monumento a ricordo dei caduti della grande guerra, era presente nell’area un altissimo olmo. La pianta secolare si può ancora scorgere nelle fotografie scattate con teleobiettivo dal Negri all’inizio del novecento.
Con deliberazione del Consiglio Comunale del 7 dicembre 1918 San Giorgio conferì la cittadinanza onoraria al Presidente degli Stati Uniti d’America Thomas Woodrow Wilson “…per i meriti eccezionali acquisiti nella Grande Guerra combattuta per la libertà e la giustizia del mondo…”.
I Sangiorgesi venivano chiamati il 2 giugno del 1946 ad esprimersi sulla forma istituzionale dello Stato. Il responso delle urne assegnava alla Monarchia voti 384, alla Repubblica voti 609.
Nel 1954 San Giorgio ebbe la sua “madre coraggio”. Carla Gabba di 24 anni si gettò nella cisterna d’acqua per salvare il figlio Franco, di due anni, caduto dentro mentre giocava. Inesperta nel nuoto non riusciva a trattenere a galla il bimbo, correndo essa stessa il rischio di annegare. Fortunatamente nei pressi stavano lavorando alcuni muratori e uno di essi, il quindicenne Giorgio Patrucco, si calò nel pozzo con una fune salvando madre e figlio.
Nell’estate del 1975 mani ignote asportarono la statua lignea della Madonna della Neve dalla chiesetta del Bricco, esposta nella nicchia dietro l’altare da oltre 200 anni.
San Giorgio fu solidale con il Friuli nel terremoto del 1976. Volontari parteciparono ad un campo di lavoro a Moggio Udinese per la ricostruzione dei luoghi disastrati. All’iniziativa, proposta dagli alpini del nostro paese, furono presenti i Sigg. Beltrame, Demichelis, Cabiati, Carelli, Bressan e fratelli Feltrin.
I festeggiamenti per il bicentenario della chiesa parrocchiale si tennero nel 1977. Per l’occasione fu allestita una mostra di documenti antichi e di fotografie, molto apprezzata.

CREDITI

Le notizie di carattere tecnico-turistico sono state raccolte nel mese di gennaio 2005, ad opera di Paolo Feltrin.

Tutti i dati e le notizie raccolte fanno parte di un database custodito nel Municipio di San Giorgio Monferrato.

Le notizie di carattere storico e culturale sonotratte dai seguenti testi:

R. Scarola, P. Feltrin. – Cronache di San Giorgio. Dalle origini ai nostri giorni – Tipografia M.A., Ozzano M., 1997.
R. Scarola, P. Feltrin. – Cronache di San Giorgio.1900-1940 – Tipografia M.A., Ozzano M., 2000.
R. Scarola, P. Feltrin. – Cronache di San Giorgio. 1940-1960 – Tipografia M.A., Ozzano M., 2002.

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